COVID-19 e fake news nei social media

10 Marzo 2020

Disponibile online la piattaforma realizzata dalla Fondazione Bruno Kessler per analizzare la relazione tra l’evoluzione dell’epidemia di COVID-19 e le dinamiche informative sui social media. Per alcuni Paesi, tra cui l’Italia, in una prima fase sono stati rilevati guasti alla corretta informazione prodotti dal comportamento di utenti e bot. Un’inversione di tendenza, verso fonti più affidabili, si è verificata da quando il contagio ha iniziato a diffondersi all’interno dei Paesi stessi.

(v.l.) Un nuovo studio della Fondazione Bruno Kessler fornisce un quadro attualmente unico a livello mondiale sulla relazione tra l’evoluzione dell’epidemia di COVID-19 e le dinamiche informative sui social media. L’analisi di questi fenomeni, basata sulle conversazioni pubbliche su Twitter, è ora resa accessibile a tutti attraverso una piattaforma digitale online che permette a ogni utente di approfondire la situazione di ciascun Paese lungo l’intero arco temporale di apparizione e sviluppo dell’epidemia. Questa risorsa viene messa a disposizione dell’intera comunità scientifica e professionale per aumentare le analisi e facilitare la comprensione in una situazione di grave emergenza sociale come quella attuale.

Il team che ha effettuato lo studio è stato diretto da Manlio De Domenico, fisico dei sistemi complessi e responsabile dell’Unità CoMuNe Lab alla Fondazione Bruno Kessler di Trento. “I dati raccolti tramite l’analisi delle conversazioni su Twitter nel mondo”, spiega De Domenico, “permettono di verificare come, per alcuni Paesi tra cui l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti, la diffusione del contagio nei Paesi stessi sia stata preceduta da un aumento rapido e insolito dell’attività di soggetti umani e agenti artificiali, i cosiddetti bot sociali, volta a diffondere informazioni non verificate e ascrivibili a varie categorie di fake news. E’ possibile pensare a questo fenomeno come ad una vera e propria infodemia, ovvero a una propagazione incontrollata di informazioni dalla elevata pericolosità sociale. Una volta che il contagio dalla Cina si è poi diffuso in questi Paesi, all’interno dei Paesi stessi si è assistito a un’inversione di tendenza verso fonti più affidabili. In sostanza, quando l’ondata epidemica arriva nel Paese in questione, si osserva che, forse per paura, le persone tendono a essere più selettive sulle notizie da condividere in rete e si osserva una risalita negli indicatori di affidabilità”.

“La nostra piattaforma realizzata nell’ambito del progetto CHuB”, sottolinea Riccardo Gallotti, ricercatore FBK, fisico statistico dei comportamenti umani collettivi, “permetterà a chiunque di monitorare il rischio di esposizione infodemica di tutti i Paesi del mondo dove Twitter viene utilizzato”.

Secondo Pier Luigi Sacco, ricercatore FBK esperto in politiche pubbliche, faculty associate presso il Berkman Center for Internet & Society dell’Università di Harvard e professore presso l’Università IULM: “Le infodemie sono l’equivalente socio-cognitivo dei processi infettivi. Diffondere informazioni o idee che, nel corso di una crisi sanitaria, fuorviano sistematicamente l’opinione pubblica e la inducono a mettere in atto scelte sbagliate diviene un problema di salute”.

“L’infodemia”, conclude De Domenico, “presenta caratteristiche molto simili a quelle di un’epidemia, con milioni di utenti ignari di essere esposti a notizie poco affidabili messe in rete da manipolatori sociali non necessariamente umani. Un’analisi ulteriore dei dati disponibili permetterà di individuare molti altri fenomeni che necessitano di una migliore comprensione da parte del mondo scientifico, della comunicazione e dei decisori politici”.

La piattaforma è consultabile qui: https://covid19obs.fbk.eu/

 

Viviana Lupi
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