Verso un Trentino energeticamente autonomo e a zero emissioni

20/08/2020 Pubblicato sulla rivista internazionale "Energy" lo studio di FBK che permette di fornire risposta al quesito su quale sia il mix tecnologico migliore per raggiungere gli obiettivi di CO2 al minor costo, a supporto del nuovo Piano Energetico Ambientale Provinciale.

Fin dalla sottoscrizione del Protocollo di Kyoto (1997), l’Unione Europea (UE) si è fortemente impegnata nella lotta ai cambiamenti climatici, attraverso l’adozione di molteplici politiche di decarbonizzazione. Nelle intenzioni della nuova Commissione Europea, il Green Deal “trasformerà l’Unione Europea in una società giusta e prospera, con un’economia di mercato moderna e dove le emissioni di gas serra saranno azzerate. L’Europa sarà il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”.

La Provincia Autonoma di Trento (PAT) vuole rendersi protagonista di questa transizione energetica e dal 2018 ha istituito un apposito gruppo di lavoro composto dall’Agenzia Provinciale per le Risorse Idriche e l’Energia (APRIE), Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler e Fondazione Edmund Mach, finalizzato alla redazione di un nuovo Piano Energetico Ambientale Provinciale. FBK ha coordinato l’elaborazione dei nuovi scenari energetici, allineati agli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE, e con un ampio orizzonte temporale, esteso al 2050, necessario a traguardare gli investimenti del prossimo decennio.

“L’analisi dei flussi energetici nella PAT ha permesso di mettere in luce e quantificare i punti di forza e i punti di debolezza” – spiega Luigi Crema, responsabile dell’Unità ARES di FBK -. “Il principale punto di forza è senza dubbio l’abbondante produzione idroelettrica che genera un surplus di fonti rinnovabili rispetto alla domanda elettrica trentina. In questo contesto, una complessiva decarbonizzazione del sistema energetico trentino non può che passare da soluzioni di elettrificazione che permettano di usufruire dell’elettricità “verde” trentina anche nei settori termico (mediante pompe di calore) e dei trasporti (mediante mobilità elettrica), anche avvalendosi di una quota di produzione di idrogeno”. 

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