Le origini storiche dell’euroscetticismo italiano
La storiografia italiana, con poche eccezioni, ha dedicato scarsa attenzione all’«euro-opposizione». In buona misura, ciò è dipeso dalla convinzione, radicata in un influente filone storiografico, che l’integrazione europea aderisca perfettamente alla direzione del movimento storico e che i suoi avanzamenti siano conseguenza della tensione dialettica tra l’europeismo, l’elemento di progresso oggettivo, e l’antieuropeismo, il fattore di conservazione, del quale si è sostanzialmente rinunciato a comprendere l’articolazione interna e la varietà di motivi per ricondurlo sistematicamente ad espressione di anacronistico nazionalismo o sterile sovranismo. Aver sottovalutato le posizioni antagonistiche oppure averle ridotte a futile resistenza a un processo interpretato teleologicamente ha provocato, tra l’altro, un ritardo nella riflessione sulle chiavi di lettura più idonee per comprenderne le origini e lo sviluppo. Il volume “Contro l’Europa? I diversi scetticismi verso l’integrazione europea” (Il Mulino 2016), curato da Daniele Pasquinucci e Luca Verzichelli, testimonia un significativo mutamento di prospettiva. Intercettando un filone di ricerca già relativamente consolidato nella ricerca politologica internazionale, esso pone al centro dell’analisi il tema della «critica all’Europa». Il seminario prenderà le mosse da questo volume per discutere i limiti euristici del concetto di «euroscetticismo», per poi approfondire le origini storiche delle varie forme di rigetto, dissenso, critica e/o opposizione nei confronti dell’integrazione europea che si sono manifestate in Italia dagli anni Cinquanta del Novecento ai giorni nostri.